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giovedì 20 settembre 2007

Senza grazia e senza giustizia di Gianluca Di Feo - L'Espresso

I magistrati non hanno la benzina per le auto ma il ministro della Giustizia non lesina certo sul carburante. Soprattutto quando si tratta di accontentare amici e famiglia. E concedersi una bella gita domenicale. Sì, perché per l'escursione al Gran Premio di Monza Clemente Mastella non ha badato a spese, tutte però a carico di altri. Il Guardasigilli ha volato da Salerno a Milano con l'aereo di Stato. Non un jet qualunque, ma l'Air Force One italiano: uno dei lussuosi Airbus presidenziali, praticamente una suite con 40 poltrone e ogni genere di comfort. Un velivolo di alta rappresentanza, roba da far invidia a sceicchi e magnati: la Rolls Royce con le ali costa oltre 55 milioni di euro. Poi dalla zona militare di Linate, in teoria una fortezza inaccessibile, il ministro è passato all'area Vip dello scalo milanese, quella dove sono di casa i Falcon di Berlusconi e di Tronchetti Provera, quella riservata a chi i privilegi li paga di tasca sua.

Lì Mastella si è accomodato su un meraviglioso elicottero privato, un potente Agusta 109 con salottino interno, diretto verso l'autodromo. Nessuno sa chi ha saldato il conto per questa navetta, prenotata per uso esclusivo del leader Udeur. La società che la gestisce - la Avionord - risulta aver noleggiato molti voli per gli ospiti più eccellenti delle case automobilistiche. È stato forse Flavio Briatore a omaggiare l'amico Clemente di quel tour con vista sui tetti del Duomo che ha permesso di scavalcare tutte le code per planare nel giro di dieci minuti direttamente nei box di Monza?

"Sono qui per salutare l'amico Briatore", ha detto il ministro dopo lo sbarco nel circo dei motori. Perché la visita nel tempio della Formula Uno ha avuto poco di ufficiale e molto di personale. Il suo arrivo a Linate ha spiazzato cerimoniale e dispositivo di sicurezza. Poi, dopo l'atterraggio con l'Airbus presidenziale, quel passaggio sull'elicottero-limousine molto poco protocollare. Il tutto, volo di Stato ed elicottero privato, sempre in compagnia del figlio Elio. D'altronde a sentire il Guardasigilli, proprio il dovere di padre è uno dei motivi principali della sua spedizione tra i box: "Avevo promesso da tempo che sarei stato presente insieme con mio figlio", ha dichiarato al "Corriere della Sera", ripetendo: "Volevo salutare il mio amico Briatore e vedere la gara da vicino".

Il tutto grazie al jet dell'Aeronautica militare
, che ha imbarcato anche il giovane Elio, un portaborse e due uomini di scorta. Lo stesso gruppo ripreso dalle foto de "L'espresso" mentre cammina allegramente dall'aereo governativo verso l'Agusta a noleggio.

Eppure ci sarebbe stata più di una ragione per sconsigliare la visita del Guardasigilli: solo il giorno prima la Procura di Modena aveva distribuito una raffica di avvisi di garanzia ai vertici della McLaren, accusati di spionaggio nei confronti della Ferrari, facendoli consegnare proprio a Monza. Ed ecco che il responsabile della Giustizia italiana passa la mattinata nei box della Renault dell'"amico Flavio", concorrente degli indagati. Poi a sorpresa sale sul podio per premiare il terzo classificato, il ferrarista Raikkonen, vittima della spy story. Ma il ministro vola più in alto di queste polemiche. E alle insinuazioni della McLaren, che hanno visto nei provvedimenti dei magistrati uno strumento di pressione, replica: "Se pensano che la Giustizia italiana viaggia a rimorchio di qualcuno, non la conoscono".

Di sicuro la Giustizia non viaggia a rimorchio, ma c'è il sospetto che il ministro lo faccia a scrocco. Per carità: l'amicizia non ha prezzo. Dalle vacanze sullo yacht dell'industriale Della Valle all'ospitalità di Briatore, passando per l'uso disinvolto dell'aereo presidenziale che imbarca anche il figlio. Sì, lo stesso figlio Elio al centro, insieme con il fratello Pellegrino, dell'inchiesta "Casa nostra" de "L'espresso" per l'acquisto a prezzi modici di due appartamenti sul lungotevere Flaminio e della dimora in via Arenula dove ha sede la rivista dell'Udeur. Facile prevedere le giustificazioni di Mastella: l'impiego dei voli di Stato non è una sua scelta, ma viene imposto per motivi di sicurezza.

Come spiegare allora il trasbordo dall'Airbus all'elicottero privato? Quanto a protezione, poi, le foto che pubblichiamo dimostrano che sarebbe stato facile colpire l'uomo di governo durante il trasferimento e anche sulla scaletta del munitissimo jet. E se c'era una qualunque minaccia, perché esporre anche il giovane erede ai rischi? In realtà sempre più spesso la questione della sicurezza sembra invocata solo per tutelare un privilegio. Dopo l'11 settembre 2001 i controlli sui voli di linea sono così severi da escludere la possibilità di nascondere armi. E se anche qualcuno fosse in grado di portare a bordo un coltello, un paio di agenti di scorta potrebbero facilmente eliminare ogni pericolo. Non a caso, molti leader stranieri e diversi ministri italiani, incluso il premier Prodi, si muovono con normali aerei di linea o addirittura, come spesso fa Tommaso Padoa-Schioppa, con compagnie low cost. Che bisogno c'è allora di un Airbus presidenziale dove far spaparanzare figli e collaboratori?

Il vizietto del volo blu non è prerogativa del Guardasigilli. L'Airbus presidenziale ha trasportato anche la comitiva di Francesco Rutelli, ospite d'onore al Gran Premio. A quanto risulta a "L'espresso", i due uomini di governo avevano chiesto due differenti voli di Stato, da Salerno a Milano con ritorno a Roma negli stessi orari. Al che l'Aeronautica avrebbe deciso di unificare i viaggiatori su un unico jet, per non creare uno spreco nello spreco. Una mossa che non sarebbe stata gradita dai ministri: Mastella la sera prima aveva disertato all'ultimo momento la festa della Margherita rutelliana per "motivi di famiglia".

A Monza il vicepresidente del Consiglio, titolare dei Beni culturali e del Turismo non certo dello Sport, ha evitato di rendere omaggio a Briatore e si è limitato agli aspetti ufficiali della visita. A lui è toccato premiare il vincitore Alonso, alfiere dell'indagata McLaren, con il rischio di un altro corto circuito istituzionale: il numero due del governo che tributa un riconoscimento sportivo al campione del team sotto inchiesta. Un gesto incomprensibile per gli osservatori stranieri, ancora meno abituati all'aircraft sharing ministeriale.

Le foto de "L'espresso" documentano che al seguito di Rutelli c'erano almeno tre uomini tra portavoce e portaborse, più un paio di agenti di scorta. Ma le immagini mostrano un via vai impressionante di insoliti passeggeri. Il decollo dell'elicottero di Mastella, per esempio, viene accompagnato da un Agusta-Bell militare. Si tratta di un velivolo dell'Aeronautica, destinato alle operazioni di soccorso e pattugliamento, che attende l'arrivo del ministro e poi si alza a grande velocità: una procedura identica a quella usata per proteggere le personalità ad altissimo rischio. A rendere del tutto anomala la missione è la presenza in cabina di un'elegante signora dai capelli rossi, fatta accomodare nella fusoliera mimetica da un ufficiale in uniforme azzurra. Così come resta singolare la figura di un ragazzino under 14, con vistosa t-shirt sportiva, fotografato mentre sale sull'Airbus presidenziale.

Sul jet da 48 poltrone ha viaggiato una dozzina di persone che si sono godute questa escursione lampo nella Formula Uno, protetta dal segreto di Stato e finanziata dai contribuenti. In Gran Bretagna la contabilità della flotta usata dalla casa regnante è cristallina, negli Usa ogni decollo a carico dell'Amministrazione è sottoposto a una ferrea trasparenza, ma da noi tutto resta top secret, sia gli ospiti che i costi. Il noleggio di un aereo del genere non viene meno di 50 mila euro. L'Aeronautica possiede già gli Airbus, quindi bisogna considerare solo il costo dei tre voli Ciampino-Salerno, poi Salerno-Milano infine il rientro a Roma più lo stipendio festivo dei cinque uomini di equipaggio.

Insomma, un conto che potrebbe arrivare ai 20 mila euro. Negli identici orari, Air One offriva il biglietto Napoli-Milano e il ritorno su Roma, tutto incluso, per meno di 200 euro. Nella stessa giornata e negli identici orari il dibattito politico era dominato dai tagli alla spesa pubblica. Sarebbe stato bello vedere i ministri salire su un volo di linea come normali cittadini. E non dovere leggere le lamentele di Mastella sulla scarsità di fondi: "Siamo indebitati fino al collo. I magistrati che indagano sulla strage di Duisburg non hanno benzina per le auto". Pensare che di litri di carburante l'Airbus presidenziale solo per la gita a Monza ne ha bruciati più di 7 mila. (13 settembre 2007)
http://espresso.repubblica.it/dettag...stizia/1765034

Air Force Mast - Uliwood Party di Marco Travaglio - 15 settembre 2007

Mastella, il figlio Elio, un portaborse (con la giacca azzurra) assieme a due agenti di scorta raggiungono l'Ata, la zona di Linate riservata ai voli privati
La comitiva Mastella sale su un elicottero privato Agusta A 109 matricola I-STCA. L'elicottero ha i colori della Regione Lombardia perchè in passato veniva usato dalla Regione per attività di polizia, ma il contratto non è stato rinnovato. Appartiene alla società Avianord (gruppo Ferrovie Nord Milano) che gestisce un servizio di elitaxi tra Linate e l'autodromo di Monza per il Gran Premio. Non sappiamo chi lo abbia noleggiato ma risulta che sia stato usato solo per i voli di Mastella.


Per rispetto dell’istituzione, ci permettiamo di rivolgere una domanda al ministro Clemente Mastella: che cosa direbbe se in un qualunque paese del mondo un qualsiasi ministro facesse anche una sola delle cose che l'Espresso gli ha attribuito nelle ultime tre settimane? Non crede che persino lui ne chiederebbe le dimissioni? E allora perché in Italia nessuno gliele chiede, nemmeno l'opposizione? Forse perché, da quando quello spiritoso di Prodi l'ha fatto ministro della Giustizia, lo Statista di Ceppaloni ne fa e ne dice tante e tali che persino le dimissioni parrebbero un tantino riduttive.

Ricordate Gianpaolo Nuvoli, l'ex forzista che voleva impiccare Borrelli in piazza, subito imbarcato nell'Udeur e promosso direttore generale del ministero, con delega ovviamente ai diritti umani? È rimasto lì: Di Pietro chiese la sua rimozione, ma gli altri ministri preferirono rimuovere la questione. Ricordate l'indulto? Mastella giurò che sarebbero usciti in 15mila, invece uscirono 26.500 condannati definitivi, più 18mila dalle pene alternative. Totale 45mila. Lui allora rassicurò: i recidivi riarrestati sono «solo il 5%». Poi divennero «solo il 7», «solo il 9», «solo l'11», «solo il 13». L'altro giorno il ministro Santagata ha annunciato al Parlamento che sono «solo il 22,5%». Intanto Mastella chiede ai giudici la «certezza della pena», pur compatendoli perché «sono senza benzina».

Lui invece di benzina ne ha da vendere, se si pensa ai 7mila litri bruciati dall'Air Force One del governo per scarrozzarlo insieme al figlio Elio e a un paio di portaborse da Salerno a Milano, al Gran Premio di Monza per una missione delicatissima («Dovevo premiare il terzo classificato e salutare l'amico Briatore»). C'era pure Rutelli, per premiare il primo arrivato. «Motivi di sicurezza»? Difficile crederlo: gli aerei di linea sono un po' più sicuri dello yacht di Diego Della Valle, sul quale veleggiava il Ministro Granturismo quest'estate, quando un vile attentatore tagliò nottetempo gli ormeggi senza che né Mastella, dormiente sotto coperta, né la sua superscorta s'avvedessero di nulla (e sorvoliamo sull'idea balzana di colpirlo nell'unico momento in cui non fa danni, cioè nel sonno).

Anche stavolta il ministro potrebbe rispondere come fa sempre: che i giornali ce l'hanno con lui per conto dei famosi «poteri forti», senza contare Beppe Grillo. Ma se lui facesse la grazia di non fornire quotidianamente argomenti a Grillo e ai giornali, sarebbe meglio per lui, e per il governo. Di cui è uno dei ministri più importanti: quello della Giustizia. Parlare con lui di questione morale o deontologica è come chiedergli le dimissioni: inutile. Infatti pare che Prodi, imbarazzato, l'abbia invitato almeno alla «sobrietà».

Ecco: posto che non c'è alcun reato, gli pare «sobrio» il quadro tracciato dall'Espresso sui sei appartamenti acquistati da lui e famiglia a prezzi stracciati 5 dalle Generali e 1 dall'Inail che sta per vendergliene altri 2 per il partito? È vero, la famiglia e il partito sono in continua espansione. Infatti, dopo aver sistemato la sua signora alla presidenza del consiglio regionale campano e il cognato in Parlamento, Mastella s'è visto assumere il figlio Pellegrino, principe del foro di Ceppaloni, come consulente giuridico del ministero delle Attività Produttive. Tutto ciò gli pare «sobrio»?

Quanto all'Udeur, l'altro giorno ha accolto a braccia aperte il consigliere regionale della Campania ex Ds Angelo Brancaccio, arrestato ad aprile per estorsione, peculato e corruzione, interdetto dai pubblici uffici e sospeso dal Botteghino: appena uscito dal carcere e dagli arresti domiciliari, Brancaccio è entrato nell'Udeur ed è tornato in consiglio regionale, dove la presidentessa Sandrina Lonardo Mastella gli ha tributato la sua solidarietà. Brancaccio terrà compagnia a un altro consigliere Udeur, Vittorio Insigne, imputato di concorso esterno in associazione mafiosa con l'accusa di essere socio dei boss dei Casalesi. Tutto ciò nel partito del ministro della Giustizia.

Capito, onorevole? Della Giu-sti-zia. Noi giornalisti siamo certamente dei cattivoni, e Grillo è ancora più cattivo di noi, raccontando quello che lei fa. Ma lei perché lo fa?

L’Unità del 15.9.2007

Comma 22 - Uliwood Party di Marco Travaglio - 19 settembre 2007

Il complotto fascio-qualunquista-plebiscitario-populista-eccetera di Grillo contro i partiti trova ogni giorno nuovi alleati nei partiti medesimi. Non bastassero le ambulanze e gli aerei di Stato usati come taxi, è in fase di decollo la famosa legge Mastella sulle intercettazioni: quella che, anziché consigliare ai politici di non telefonare ai delinquenti, vieta ai giornali di pubblicare le telefonate dei politici con i delinquenti.

Ma, siccome non c’è limite al peggio, Franco Bechis rivela su “Italia Oggi” che il testo già orrendo approvato in aprile dalla Camera sta per essere aggravato in Senato con un emendamento “anti-Forleo” dell’ex Dl Franco Manzione: quello che a luglio stava per far cadere il governo con un emendamento che riusciva financo a peggiorare l’ordinamento giudiziario Mastella). Ora Manzione merita un’altra menzione. «Lo scopo - spiega Bechis - è impedire la presentazione in Parlamento di altre richieste come quella della Forleo che possano essere usate contro deputati o senatori, a meno che prima non vengano indicati i reati per cui sono perseguiti quei parlamentari. Se non saranno indicati (e non potrebbero, visto che quei testi sono inutilizzabili senza l’ok delle Camere), l’autorizzazione non verrà concessa. O verrà concessa solo per procedere contro terzi (Consorte e Fiorani). Un bel circolo vizioso, che aggiungerebbe nuova immunità alla ricca protezione costituzionale dei parlamentari».

Se le cose stanno così, l’emendamento è direttamente ispirato al “Comma 22” di Joseph Heller: i piloti militari possono chiedere l’esonero dai voli di guerra se sono pazzi, ma chi chiede l’esonero dai voli di guerra è tutt’altro che pazzo: i pazzi sono quelli che li fanno, i voli di guerra. Qui la situazione è analoga: la legge Boato del 2003 dichiara inutilizzabili le telefonate di un indagato che parla con un parlamentare, salvo autorizzazione del Parlamento. Per usarle contro l’indagato ed eventualmente anche contro il politico suo complice, la Procura deve mandarle al Gip perché chieda il permesso alle Camere. È quel che ha fatto la Forleo con le telefonate tra i furbetti e sei politici di FI e dei Ds. La Procura l’ha avvisata di volerle usare nei confronti dei furbetti (già indagati su elementi diversi dalle telefonate) e di «altri da identificare»: cioè i parlamentari non ancora «identificati» ufficialmente perché le conversazioni sono inutilizzabili. Perché il Parlamento capisse, la Forleo le ha riportate, sottolineando quelle da cui emerge, «ad avviso di questa autorità giudiziaria», il «concorso nel disegno criminoso» - l’aggiotaggio dei furbetti - da parte di alcuni parlamentari. Questi si sono molto offesi («atto abnorme», «violazione di legge», «ordinanza irricevibile»): ma come, un gip ci accusa di un reato per cui la Procura non ci ha indagati?

La risposta è nella legge Boato: la Procura non li ha indagati perché non può ancora farlo: l’unica notizia di reato a loro carico emerge dalle telefonate, che però sono inutilizzabili se il Parlamento non le autorizza. Il gip, per avere il permesso, spiega per quale reato e nei confronti di chi. Ma il Parlamento risponde: se prima non indagate i parlamentari, non possiamo autorizzarvi a usare le telefonate per indagarli. Una follia. Che ora, se passa il comma Manzione, raddoppia: se il magistrato vuole chiedere di usare le telefonate anche contro i politici, deve prima formalizzare l’accusa nei loro confronti; ma, visto che la legge Boato vieta di usarle per formalizzare un’accusa, è inutile chiedere al Parlamento il permesso di usarle.

O il magistrato distrugge le bobine, o chiede al Parlamento di usarle solo contro i non-parlamentari (e resta da capire perché mai il Parlamento dovrebbe pronunciarsi sul destino processuale di chi non ne fa parte). Oggi, almeno in teoria, è ancora possibile giudicare i parlamentari per i loro reati a mezzo telefonico (pur se la Boato ha reintrodotto surrettiziamente l’autorizzazione a procedere abolita nel ’93): solo in caso di «fumus persecutionis» il Parlamento può respingere la richiesta del Gip.

Con il «comma 22», invece, i parlamentari diventano invulnerabili. Anziché autorizzare senza se e senza ma la Procura di Milano a usare le telefonate nei confronti di chiunque lo meriti, e cancellare la Boato che ha causato questo pasticciaccio brutto, il Parlamento la peggiora, mettendo nero su bianco che i giudici non devono provarci mai più. E che la legge non è uguale per tutti. Poi, naturalmente, l’«antipolitica» è colpa di Grillo.

L’Unità del 19.9.2007

Mastella... V-Day... (Vaffanculo)

Parlando di Mastella non si sa se piangere o ridere...
Non si sa se prenderlo sul serio oppure no!
Forse solo lui poteva far rimpiangere il suo predecessore, il leghista Castelli: hanno sostituito la prima e l'ultima lettera e hanno cambiato ministro.. i risultati non sono cambiati, se non in peggio!
Questo blog e' ancora all'alba, scrivo sapendo di non avere lettori.. il tutto e' in fase di test. E l'unico argomento che mi viene in mente quando devo scrivere e' Mastella: mi da sempre la possibilita' di scrivere qualcosa!
..Piu' che scrivere mi viene voglia di raccontare le varie "stronzate" che ha fatto e che, sfortunatamente, continua a fare: spero che lo spazio basti!.. Vi dico l'ultima ma non l'unica, per le altre postero', quando mi ricordero' alcuni articoli (o parte di essi) di Marco Travaglio!

E' in fase di decollo la famosa legge Mastella sulle intercettazioni: quella che, anziché consigliare ai politici di non telefonare ai delinquenti, vieta ai giornali di pubblicare le telefonate dei politici con i delinquenti. (Uliwood Party - Marco Travaglio)


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