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venerdì 14 settembre 2007

V-day after di Marco Travaglio

I nostri dipendenti stanno mettendo altra legna sul fuoco per scaldare la pentola a pressione Italia. Se Rai e Unipol sono la prima risposta del dopo V-day, aspetto con terrore le prossime. Marco Travaglio reduce dalla standing ovation di Piazza Maggiore mi scrive una lettera che mi getta nello sconforto."Caro Beppe, sono trascorsi pochissimi giorni dal V-day, e già bisognerebbe organizzarne un altro. Visto che la nostra classe politica, forse per la sua giovanissima età media, ha i riflessi pronti, la sua reazione allo tsunami di sabato è stata immediata. Veltroni e Prodi hanno piazzato Fabiano Fabiani, un giovanotto di 77 anni, nel consiglio d'amministrazione della Rai al posto del famoso berlusclone Angelo Maria Petroni. Lottizzavano gli altri, ora lottizzano loro: è il bipolarismo. Fassino, segretario di un partito ormai disciolto, onde evitare di finire sulle panchine dei giardinetti, ha chiesto a Prodi un bel rimpasto di governo per aggiungere un ministero, possibilmente per sé (richiesta che persino Prodi ha giudicato irricevibile, osservando che il suo governo, formato da 103 membri fra ministri, viceministri e sottosegretari, è già il più bulimico della storia repubblicana e andrebbe semmai un tantino ridotto). Intanto D'Alema e Fassino, sempre per rispondere all'appello della piazza per una giustizia uguale per tutti, si autoassolvono con due "memorie" smemorate sul caso Unipol, chiedendo di fatto alla giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera di respingere al mittente la richiesta del gip Clementina Forleo di autorizzare l'uso giudiziario delle loro telefonate con i furbetti del quartierino: quelle che dimostrano la loro partecipazione alla scalata della Bnl da parte dell'Unipol. I due sostengono di non aver commesso alcun reato, il che rientra nel loro legittimo diritto di difesa. Ma poi si allargano un po', sostenendo che i reati li ha commessi la Forleo con un'ordinanza "illegittima", perché ha scritto che D'Alema e il suo fido senatore Latorre hanno commesso aggiotaggio e insider trading senza che la Procura avesse iscritto nessuno dei due sul registro degli indagati: dunque, se sui due non c'è un'inchiesta, non si vede perché autorizzare l'uso delle loro telefonate. Ma che spiritosi: la legge Boato del 2003 stabilisce che le telefonate intercettate in cui compare la voce di un parlamentare non possono essere usate dai giudici senza il permesso del Parlamento. Dunque la Procura di Milano non poteva indagare i due parlamentari Ds in base a telefonate che, non ancora autorizzate, è come se non esistessero. Per indagarli, ha bisogno di quell'autorizzazione. Ora D'Alema risponde che l'autorizzazione non va data perché lui non è indagato. Il ragionamento (si fa per dire) ricorda un famoso romanzo umoristico, "Comma 22", in cui un pilota dell'aeronautica militare si finge pazzo per chiedere l'esonero dai voli di guerra; ma il medico gli spiega che solo i pazzi effettuano i voli di guerra, dunque lui, essendo pazzo, è adattissimo a quelle missioni. Ps: Tra i difensori di D'Alema compare anche l'avvocato Guido Rossi, lo stesso che, portando alla Procura di Milano una denuncia della banca olandese Abn Amro contro Fiorani, diede l'avvio all'inchiesta sulle scalate. Ora difende un "indagabile" in quell'inchiesta. Il suo caso ricorda un po' quello dell'avvocato Taormina, che chiese l'arresto della signora Franzoni per il delitto di Cogne, poi ne divenne il difensore e chiese l'arresto dei giudici che l'avevano arrestata. O il Rossi che difende D'Alema è Taormina travestito?"
Marco Travaglio
da www.beppegrillo.it

lunedì 10 settembre 2007

Lettera aperta al Ministro della Giustizia

Alla c.a. del Ministro della Giustizia Sen. Clemente Mastella
Alla c.a. della SEGRETARIA PARTICOLARE - Adriana Zerbetto
Via Arenula, 70 - 00186 Roma
tel. +39 06.68851
fax +39 06.68897777

Egregio Ministro, mi chiamo Nicola Bilello, ho 29 anni e le scrivo da Agrigento.
Non è la prima volta che lo faccio, ma sono ancora in attesa di ricevere una Sua risposta: capisco la mancanza di tempo per chi ricopre il Suo ruolo, ma la speranza non muore mai.
Dopo gli ultimi fatti di Treviso non posso che ripeterle la domanda che tutti Le fanno: è ancora convinto del provvedimento dell'indulto? Cosa si sente di dire alla Famiglia dei coniugi uccisi a Gorgo al Monticano?
Come saprà, uno dei due killer è Artur Lleshi, albanese, condanna per dieci anni per tentato omicidio, uscito grazie all'indulto, espulso, ma solo sulla carta, dall'Italia.
Senza il provvedimento che Lei ha voluto tutto questo, e molto altro, non sarebbe successo.
È di questi giorni la notizia che il Consiglio dei Ministri vuole varare un nuovo pacchetto per la Legalità, comprendente la CERTEZZA DELLA PENA. Come si può credere ad un Governo che nel 2006 concede l'INDULTO (anche per reati gravi, come abbiamo visto!) e nel 2007 parla di CERTEZZA DELLA PENA?
La prego di non cestinare questa email. Le chiedo soltanto una risposta per restituire ad un ragazzo che come molti altri ha perso la fiducia nella politica e, cosa ancora più grave, nello Stato Italiano.
Distinti saluti.
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Nicola Bilello

Cepu

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