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mercoledì 10 ottobre 2007

Il primo commento merita rilievo! Grazie Alfonso

Ciao Nico ho appena letto la tua lettera al ministro Mastella sull'indulto.
Il fatto che un giovame si ponga delle domande di questo genere, dimostra come ancora nei cuori delle persone alberghi una voglia di avvicinarsi alla politica.
Non è vero che quest'aspetto della società interessi sempre meno alle persone, ma certo è che molti di noi non si sentono più molto rappresentati. Spesso mi chiedo da quale parte sarebbe giusto stare, però, quando mi rendo conto che troppo conformismo regna tra i due schieramenti politici, allora un pò rimango deluso.
Bisognerebbe iniziare a prendere delle decisioni forti, alle volte anche poco popolari, solo allora potremmo fare quelle valutazioni, non solo morali, ma anche politiche, che in pratica adesso mancano. Troppo uguale, e direi anche misero, quello che ci è offerto. Siamo giovani, abbiamo bisogno di speranze, di progetti, di strumenti che ci permettano di potere costruire qualcosa di valido e giusto.
Troppo tempo si perde dietro alle lotte politiche, molte risorse sono sperperate da chi invece dovrebbe avere la capacità, e la lungimiranza dico io, di guardare lontano.
Vogliamo vedere più fatti e meno parole, più disponibilità dai politici, i quali, sembrano vivere al di fuori della società, senza rendersi conto dei veri problemi e necessità della gente.
Sono un ragazzo che per vari motivi ha dovuto lasciare casa e affetti, cercando di trovare un futuro lontano dalla propria terra. Forse un giorno tornerò, cercando di mettere a disposizione le mie capacità e conoscenze a disposizione della mia gente. Spero che quel dì arrivi presto, ma se ciò non avvenisse, rimarrà in me la speranza per un futuro migliore.
Grazie per la tua disponibilità, e spero che questa mia lettera sia pubblicata sul tuo Blog.
Con affetto Alfonso

lunedì 8 ottobre 2007

Celtic-Milan: Tapiro a Dida

Golden Gala, giavellotto ferisce Sdiri

13/07/2007 - Dramma sfiorato all'Olimpico di Roma durante il Golden Gala. Il saltatore in lungo francese Sali Sdiri, 28 anni, è stato ferito al fianco destro da un giavellotto mentre era in attesa di effettuare il suo salto. L'attrezzo lanciato dal finlandese Tero Pitkamaki, che era in corsa per il jackpot e che alla fine visibilmente scosso dal fatto non riuscirà a mantenere il primato, è volato verso la sinistra della pedana del giavellotto. Con degli strani rimbalzi è finito verso l'inizio della pedana del salto in lungo dove era in corso la gara e l'italiano Andrew Howe stava per preparare il suo salto. Vicino all'azzurro c'era, di spalle alla zona di lancio, il francese Sdiri. Il giavellotto si è quindi ficcato nel fianco destro del francese. E' subito accorso l'azzurro, sfiorato pericolosamente anche lui dal quinto lancio di Pitkamaki, che ha estratto la punta della lancia dal costato del collega francese: "Gli ho tolto la punta del giavellotto dal fianco. Ho ancora le mani sporche di sangue - ha detto l'italiano - quando lo hanno portato via mi ha salutato dicendo 'non ti preoccupare, Andrew, sto bene'".

Lampedusa 2007 - Il ballo di Spenk

Spenk, il mito di Lampedusa, invogliato al ballo da Marco Sferrazza, meglio conosciuto come Marco Fiorello.

Giro in pista con Volkwagen Passat - Autodromo Valle dei Templi - Agrigento

Insieme a mio papa' siamo andati alla 48 ore Volkswagen e abbiamo fatto un giro con un pilota a bordo della Passat.

domenica 7 ottobre 2007

Se lo conosci lo Previti - Uliwood Party di Marco Travaglio - 2 ottobre 2007

Proseguono senza sosta le indagini del Tg1 sui crimini di Beppe Grillo. Il tg dell’anglosassone Raiotta ne ha scovato un altro davvero agghiacciante: uno dei 300-400 mila frequentatori quotidiani del blog del comico ha infilato un piccolo commentino negazionista filonazista. Appena se ne sono accorti, i responsabili del blog l’hanno cancellato, ma è praticamente impossibile, su 3 mila interventi al giorno, bloccarne uno prima che finisca in rete. Ma l’anglosassone Raiotta ha ritenuto che la cosa meritasse addirittura un servizio nell’edizione delle 20 di domenica. Nemmeno il V-Day aveva avuto tanto risalto, il Tg1 gli aveva riservato un frettoloso comunicato da studio di 29 secondi netti. Il giornalismo anglosassone è fatto così: quando si mobilita un milione e mezzo di persone in 200 piazze raccogliendo 350 mila firme, tre parole tre; quando un tizio scrive una cazzata su un blog, servizio completo.

Se puta caso escono le motivazioni della sentenza Mondadori a carico di Previti & C. in cui si legge che Berlusconi possiede la prima casa editrice italiana grazie a una sentenza comprata con soldi suoi, si sorvola.

Casomai restasse tempo tra un crimine di Grillo e l’altro, segnaliamo all’anglosassone Raiotta uno scoop de Il Romanista. Riguarda le telefonate intercettate tra Previti e il presidente della Lazio, Claudio Lotito, per segnalare un promettente portierino delle giovanili biancocelesti che, pura combinazione, si chiama Umberto Previti, figlio di Cesare. Il 7 aprile 2006 Previti chiama Lotito: «Claudio, io so’ stato sempre ’na persona seria, ’na persona perbene, lo sai, non ti ho mai detto niente de mi fijo, ma che mi fijo venga discriminato e trattato a carci in culo da gentarella da quattro sordi che hai messo a rappresenta’ ’a gloriosa maglia biancoceleste, io questo proprio non te lo consento proprio, io faccio un casino. Proprio veramente succedono lì delle cose da basso impero, con un generale da operetta che non capisce un cazzo di calcio e che caccia via i ragazzi bravi e difende quelli che non hanno le qualità manco più elementari. Ma stiamo scherzando? Mio figlio viene mortificato da un anno, e io mi sono rotto il cazzo, nel vero senso della parola». Lotito, in un secondo, si vede passare davanti agli occhi tutta la vita, e farfuglia: «Ora prendo in mano il settore giovanile».

Ma Cesare non sente ragioni. Mica per il figlio: per spirito sportivo: «Queste cose non le posso sopportare come laziale, perché tu sai che ogni laziale si sente laziale come patto d’onore con Dio. Noi non siamo come i romanisti». Una questione religiosa. Poi, certo, c’è anche quel povero Umberto che «lo mandano a fa la riserva in un’altra squadra, per fare rientrare un cattivo soggetto per levare il posto di Umberto, il quale continua a riscaldare con il suo riverito culo la panchina», mentre, a suo parere spassionato, «è a livello de giocare in qualsiasi squadra de prima serie, cazzo!». Ma è discriminato «perché se chiama Previti». Lotito ammette che «il fatto è grave», anche perché prima «nelle giovanili c’era parecchia corruzione» e nessuno meglio di Previti può capire il problema.

Infatti Cesarone intima di moralizzare l’ambiente cacciando «i raccomandati de papà». Non suo figlio: tutti gli altri. Lotito provvederà a fine campionato, ma a papà Cesare non basta: «Adesso io c’ho il problema di mio figlio, è un problema immediato, perché mi fijio seduto ’n panchina pe’ fa’ gioca’ ’n raccomadato». Lotito: «Chi è ’sto raccomandato?». Previti: «Luciano, Luciani, Apollo, che ne so, uno arto e grosso, tecnicamente non vale un cazzo perché è solo grosso e fregnone e mi fijo s’è fatto mezzo campionato de panchina… ’na cosa inaccettabile sul piano mo-ra-le!». Ci vuole «una scossa» etica, altrimenti «se qualcuno se ne esce fuori con un giudizio tecnico negativo je spacco la faccia!». L’11 aprile Previti ritelefona per comunicare che «nun l’han fatto giocare manco oggi», ergo Lotito deve «cacciare» tutti «rispettando, oltre ai colori della Lazio, anche gli amici». Ma poi tutto va a buon fine: oggi Umberto Previti è il terzo portiere della Lazio in serie A, e Lotito gode ottima salute.

La questione morale, alla fine, trionfa sempre.

Piazzale Loretta - Uliwood Party di Marco Travaglio - 27 settembre 2007

Floris che processa Mastella a Ballarò è come Mike Bongiorno che scarica Loretta Goggi a Miss Italia. Il fuggifuggi dalla barca che affonda è talmente frenetico che non c'è più pietà per nessuno, nemmeno per parenti, amici, colleghi. Si salvi chi può, mors tua vita mea. L'altra sera il salotto del Vespino di sinistra, dove nessuno s'era mai lamentato e dove non s'era mai parlato di casta, anzi la casta la faceva da padrona, pareva la fossa dei leoni. Tutti contro uno, al punto da far apparire quell'uno quasi simpatico.

Naturalmente le usanze della casa non prevedono contestazioni precise nè domande che inchiodino l'ospite a rispondere sui fatti: così Mastella è stato investito da un gran frittomisto di case a metà prezzo e gite di Stato, giudici da trasferire e parenti da sistemare (anzi, sistemati). Così Mastella ha potuto ribattere con un frittomisto di vittimismo: "Questo è odio"(come se fosse obbligatorio amarlo); "non andrò in esilio come Craxi" (che peraltro era latitante); "non farò la fine di Marco Biagi" (come se criticare e sparare fossero la stessa cosa e come se Biagi fosse stato abbattuto sull'aereo di Stato e non in bicicletta); "lasciate stare i miei figli" (così può sistemarli meglio).

La notizia del giorno era la guerra del ministro al pm De Magistris, che indaga da solo in terra di 'ndrangheta, ha contro sia il governo sia l'opposizione e rischia, lui sì, di far la fine di Biagi e di tanti giudici vituperati in vita e santificati da morti. Ma il caso De Magistris è rimasto nel vago, anche perché bisognava contestare a Mastella tutto quel che non gli era stato mai contestato, tutto insieme. Così lui ha potuto sostenere che "la richiesta di trasferimento non riguarda l'inchiesta Why Not (dov'è indagato il premier e Mastella è stato intercettato con due faccendieri, ndr), ma le toghe sporche lucane". Bella forza: lo cacciano via per un'altra inchiesta, così perde anche quella che li riguarda.

Anche Castelli nel 2002, quando trasferì il giudice Brambilla che processava Berlusconi e Previti sul caso Sme, spiegò che il caso Sme non c'entrava e la sua decisione era puramente tecnica: solo che non ci credette nessuno e da sinistra partirono commenti durissimi che sarebbero perfetti anche ora sul caso De Magistris. Gli unici che l'altroieri tentavano di metter un po' d'ordine erano Stella e Belpietro, anche se il clima in studio era talmente ostile e l'ospite talmente imbarazzante che preferivano non infierire. Il Vespino ha fiutato che aria tira e s'è messo a vento: di suo non ha fatto nulla, ha solo lasciato che un Mastella ormai ridotto a Pastella si sfarinasse sotto gli occhi suoi e di milioni di telespettatori. Un suicidio politico in diretta.

Fino a un mese fa lo statista ceppalonico sarebbe stato soccorso, omaggiato dalla solita claque e dai soliti ospiti amici, salvato con uno stacco pubblicitario nel momento dell'afasia, rifocillato da mute di cani sanbernardo, se del caso munito di bombole a ossigeno. L'altroieri, invece, nulla: l'hanno abbandonato a se stesso su quella poltrona scomoda, buttato lì come una pianta grassa. Il Vespino è un furbino di tre cotte, sente scricchiolii tutt'intorno ed è trai primi a mettersi in salvo. Anzi, se gli riesce il doppio salto carpiato, tenta addirittura d'iscriversi ai demolitori. Per poter dire un giorno di aver fatto la Resistenza e meritarsi la medaglietta di antemarcia. Succede sempre così, in Italia, al tramonto di ogni regime. Chi l'ha combattuto dall'inizio, alla fine rischia di essere travolto dal pigiapigia di chi si accalca all'uscita con l'aria di non esserci mai entrato. E deve magari implorare pietà per i gerarchi caduti in mano ai neofiti dell'antiregime, che sono sempre i più zelanti e spietati.

Mastella è sempre stato Mastella. Ha sempre sistemato parenti e amici, detestato i pm che indagano, imbarcato inquisiti, condannati, scarti di Forza Italia e persino dell'Udc. Ma queste cose andavano dette il 19 maggio 2006, quando fu nominato ministro della Giustizia, e due mesi dopo, quando mise il timbro del governo Prodi sull'indulto-inciucio, rovinando per sempre l'immagine dell'esecutivo. Ora è tardi. Ora puzza tanto di piazzale Loreto: all'amatriciana, si capisce, perché nella storia le tragedie tendono a ripetersi in forma di farsa. Da Pizzale Loreto a Piazzale Loretta.
PD: "Buon lavoro a Rosalda Passarello"
AgrigentoWeb.it - Sunday 07 October 2007
Aeroporto: ma la volete smettere?
AgrigentoWeb.it - Sunday 07 October 2007

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