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mercoledì 3 ottobre 2007

Mastella si difende: ridiscutiamo la Gozzini da Il Giornale del 3 ottobre 2007

«Vedo che dal punto di vista mediatico ci sono pruriti e sollecitazioni» per quanto riguarda l’arresto dell'ex bierre rapinatore, ergastolano in semilibertà, Cristoforo Piancone. E sulla legge Gozzini. Clemente Mastella, ministro della Giustizia, non ci sta ad essere ancora una volta al centro delle polemiche e contrattacca. «Si discuta con serenità e le forze politiche aprano un dibattito sul piano parlamentare. Ritengono che la Gozzini vada ancora bene o vada cambiata? Io partecipo al dibattito, lo promuovo, ma non sono quello che stabilisce se cambiare la legge oppure no».

Poi il Guardasigilli denuncia di essersi «un pò rotto le scatole» di essere ritenuto responsabile per ogni problema che deriva da leggi che regolano la giustizia. «Vedo che finanche la Gozzini è caricata su di me - ha detto intervenendo ad un convegno su sicurezza, giustizia e diplomazia - ma mi sono un pò rotto le scatole. Io ho sempre rischiato in prima persona, ma se qualcuno pensa che io sia San Sebastiano, si sbaglia. Io - ha insistito il Guardasigilli - sono come San Clemente, a cui veniva legata una pietra al collo e, buttato a mare, riemergeva però sempre. Mi dispiace per gli altri, ma io sono un pò così».

Insomma, «vale ancora la Gozzini - si è chiesto il ministro - io sono pronto a discutere. Il Paese vuole chiudere, come è apparso in alcune circostanze, con chi aveva intentato guerra allo Stato e oggi, in larghissima misura, forse ritiene di rinfoderare la spada oppure no? Vogliamo che il Paese dia pene più severe? Io personalmente - ha concluso Mastella - penso che la repressione di per sé non garantisca la sicurezza».

Caselli: polmiche giuste, ma io difendo i giudici «Le polemiche sono inevitabili e giuste, guai che non ci fossero. Ma trovo ingiusto prendere a pretesto il caso Piancone per scagliarsi contro la magistratura». Sulla vicenda di Cristoforo Piancone interviene anche il Procuratore generale di Torino Giancarlo Caselli. Intervistato da Radio Città Futura, il magistrato riconosce come inevitabili le polemiche, ma ricorda che la magistratura oggi sotto accusa è «anche quella che le Br ha contribuito a sconfiggerle, lavorando duro insieme a poliziotti e carabinieri». «Non si può non interrogarsi su cosa è successo - afferma Caselli - quando una persona condannata per un grave delitto nel momento in cui gode di questi benefici commette un altro delitto. A maggior ragione se tutto questo si intreccia con la sacrosanta rabbia dei parenti delle vittime e con la crescente paura ed incertezza dei cittadini. Però bisogna tenere fermi alcuni punti, prima di tutto non generalizzare». «Il caso Piancone è un caso grave, che fa giustamente scandalo perché è un fatto molto negativo. Ma ricordiamoci quei tanti casi di benefici concessi a condannati che non tornano a delinquere, che anzi grazie ai benefici vengono reinseriti con ricadute positive sulla sicurezza della collettività», aggiunge Caselli che poi sottolinea la difficoltà del compito del magistrato di sorveglianza: «È un mestiere difficilissimo, il mestiere piu difficile che esista all’interno della magistratura. Si tratta di prevedere se chi ha già commesso delitti sarà capace di non commetterne più».

Redazione

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